Thursday 18 July 2013

Recensione de: Preferisco le zebre, di Ginger Flam

 
 
"In fondo avevo sempre preferito le zebre ai cavalli”.

Maldestro e goffo, “un perfetto perdente”, ma anche dotato di sottile autoironia, ci viene proposto Joseph, il protagonista di questo breve e gradevole romanzo di Ginger Flam.
Lui è ora un professionista affermato, ma nel suo intimo non è del tutto contento di sé. Un giorno si alza, va in bagno, si guarda allo specchio e si accorge di non somigliare più all’immagine che aveva di se stesso. Iniziano allora i ricordi, ricordi sparsi e non in sequenza temporale, comunque da quando era bambino.
Da sempre timido ed imbranato, lui si era però sentito un creativo, capace di inventare storie assurde, ma sempre ideate a fin di bene, per cercare di risolvere in favore di altri, situazioni delicate ed imbarazzanti, prive di via d’uscita. Era così arrivato a catturare le simpatie della bambina più bella della classe, che gli aveva regalato una gomma per cancellare, ed era divenuto un eroe per il suo amichetto Thomas.
L’Autrice però vuol andare oltre. Si diverte a dipingerlo come uno stratega di azioni sempre perdenti. Uno destinato a vedersi cadere addosso quanto di più grottesco si possa immaginare, che pareva irrimediabilmente destinato ad attirare su di sé.
Finì così per essere mandato dallo psicologo scolastico, che lo liquidò con una frase sibillina, che gli rimase poi sempre impressa e divenne una sua sorta di motto: “Devi ricordare che se senti un rumore di zoccoli ti conviene dire cavallo e non zebra”. Naturalmente lasceremo che sia il lettore a scoprire cosa effettivamente volesse significare quella frase.
Ma proprio sempre perdenti non dovevano essere. Quando crebbe si mostrò ovviamente impacciato e maldestro prima negli studi e quindi nel lavoro, e tuttavia riuscì a collezionare qualche buon successo. Del tutto imbranato era invece rimasto con l’altro sesso. Così il giorno in cui gli parve di poter avere una prima vera storia con una ragazza, se ne allontanò: “Non mi sarebbe dispiaciuto se, quello che lei avesse avuto accanto, fossi stato davvero io e non la proiezione della mia coscienza ferita”.
Forse, più che un vero perdente era semplicemente un altruista, ossessionato dal desiderio di non vivere solo per se stesso, ma di esistere anche per gli altri.
Ecco quindi che, tornando al presente, davanti a quello specchio, Joseph si rende conto di dover cambiare, fare una scelta. Una profonda scelta di vita; in fondo lui aveva sempre preferito le zebre ai cavalli. Così ha uno scatto d’orgoglio e decide finalmente di aprirsi e fare una solenne dichiarazione d’amore a Miley, la ragazza di cui in fondo era da sempre innamorato.
Sin dalle prime pagine questo romanzo si rivela avvincente. La Flam mostra una buona padronanza della scrittura, fresca e giovane. Un testo caratterizzato poi da un sottile e piacevole umorismo; fatto di nonsense ed immagini surreali, che catturano il lettore ed in più di un’occasione lo inducono al sorriso. Lo stesso ritmo della narrazione conquista. E’ garbato, fresco ed incalzante, con capitoli brevi, a volte brevissimi. Così il brano sul matrimonio di Tom, l’amico del cuore del protagonista, che inevitabilmente sarebbe stato più lungo, ci viene proposto suddiviso in ben tre capitoli. Ma quello che più colpisce sono i brani brevissimi. Con uno, dal titolo: Amnesia, che si riduce persino a due righe: “La morte di mio padre rese bianche e impalpabili alcune pagine della mia infanzia”.
Indubbiamente da consigliarne la lettura a chi desideri passare qualche ora di sereno svago e divertimento. Complimenti alla Fiam.

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