Thursday 2 May 2013

Recensione de: Algoritmi di Capodanno, di Stella Stollo

Seguire una scia di segnali, che solo apparentemente sembrano coincidenze, per raggiungere nell’ultimo giorno dell’anno il risultato perfetto, proprio come in un algoritmo

Spigliata, allegra, subito cattura l’attenzione del lettore e lo coinvolge per la sua simpatia, Cinzia, l’io-narrante di questo breve romanzo di Stella Stollo. Lei ha appena compiuto quarant’anni ed ogni tanto si sperde in riflessioni sulla sua vita, come a volerne trarre un senso, senza tuttavia avventurarsi in veri e propri bilanci di mezza età. Si sente ancora bella ed attraente, anche se alcune maledette rughe iniziano ad indicare il passare degli anni.
Ha un bel lavoro, che la soddisfa, è art-director in una enolibreria di Orvieto, un “locale abbastanza stravagante, con libri, vini e salse, quadri, sculture, caffè e bibite”. E’ anche una discreta sommelier.
Ma è anche single, essendosi lasciata alle spalle un penoso divorzio. A tratti si sente sola, drammaticamente sola. Per tirarsi su si fa regali gratificanti; si dedica all’arte, per lei godimento puro come l’estasi dei santi medievali. Legge a letto fino a tardi, “riscaldata e coccolata dalla seta lucida rossa del copripiumone nuovo, mentre le gocce tintinnano sui vetri”. Si rannicchia sul “morbido divano con sopra il caldo plaid a fiori davanti al caminetto acceso, accanto al tavolino su cui ha appoggiato tutti i libri nuovi, vicino alla vetrinetta dove tiene quel passito di Sagrantino… che intenso piacere fisico e spirituale”.
Ma ora ha deciso, si avvicina il capodanno e lei lo passerà con un uomo! Ha studiato matematica e si è molto interessata a come sia il cosmo che la natura siano regolati da formule matematiche ed algebriche. Passerebbe ore a cercare la geometria segreta nascosta nel “caos di luci delle stelle”, o le varianti della doppia spirale del DNA, e quella che rende così gentile e geniale la disposizione dei semi nel girasole. Per non parlare delle piramidi e di tanti edifici monumentali del passato, le cui forme sono ispirate alla serie di Fibonacci ed alla sezione aurea. Per non ricordare infine lo stretto rapporto tra pensiero scientifico, arte e musica. Sì, anche il jazz e non solo la musica classica.
La intrigano soprattutto i frattali e gli algoritmi che li sottendono; quelle figure che si ripetono nella loro struttura, sino all’infinito, su scale diverse; quei procedimenti meccanici di calcolo, con le loro sequenze ben precise di operazioni logiche ed algebriche.
E’ quindi quasi scontato, per lei, cercare un piano cosmico ben ordinato, “in cui far rientrare il piano della sua esistenza”. Di conseguenza anche quell’uomo, che dovrà manifestarsi, per consentirle di mettere un fine al suo attuale e noioso stato di single, non potrà che essere individuato tramite un’attenta lettura delle sue proprie figure geometriche. Anzi è convinta di avere nel suo DNA un algoritmo, che quell’uomo lo ha già selezionato e definito. Si tratta solamente di riuscire ad individuarlo, a leggerlo quell’algoritmo.
Si accorge poi di alcune strane coincidenze. Una band che deve venire a suonare nell’enolibreria si chiama Algorithm; il pittore per il quale deve organizzare una mostra dipinge frattali; un poeta cui sarà dedicata una speciale serata di letture le lascia scivolare delicate poesie nelle tasche del soprabito, che sembrano leggerle nel pensiero: “Assaporo l’oblio dell’oscurità./ Regalami un oblio più profondo/ e fammi volare verso ciò che non è/ e che sarà”. Si tratta di semplici coincidenze? Sarà uno di questi l’uomo dei suoi algoritmi? Come raccapezzarcisi?
Il capodanno si avvicina poi inesorabile. Le stelle le dicono che per lei è venuto il momento di agire d’impulso. Ricorre così anche ai Yi Ching, altra pratica che la affascina, per i responsi che tramite i suoi esagrammi sono “come dei lampi intuitivi che sollecitano l’emisfero cerebrale destro e lo aiutano a percepire una data situazione in tutte le sue sfaccettature, anche quelle invisibili”.
La risposta è che “i tempi in cui qualcosa nasce hanno molte difficoltà… Tutto sta muovendosi; nonostante la presenza del pericolo, vi è la prospettiva di un grande successo”. Probabilmente è l’inconscio della persona con cui vuole entrare in contatto a parlarle. Bisognerà darsi da fare, sarà necessario scalare la montagna.
Il finale non potrà stupirci. Cinzia con i suoi pensieri, a volte in libertà, a volte appena accennati, per tutto il romanzo non ha fatto che indicarceli gli algoritmi che segnalano l’uomo giusto per lei.
Molto ben scritto, con una prosa fresca e coinvolgente. Avvincenti le riflessioni sulla geometria del creato, con approfondimenti come quello sulla struttura del Nautilus. Piacevoli le citazioni estemporanee, quali quella dell’idea di “musica automatica” che aveva avuto Mozart; e poi le raffinate poesie che arricchiscono il testo, e che sono dei veri gioielli: “La ragazza orlava la veste della luna/ di bianchi merletti./ Diventerò indifferente per poterti ferire/ il giorno che ci rincontreremo./ La ragazza ritagliava figure d’omba/ seduta sul letto”. Complimenti vivissimi alla Stollo.

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